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Chiesa di Corvatello

02016 Corvatello RI, Italia

Chiesa di Corvatello
Chiesa
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J33J+GQ Corvatello, Provincia di Rieti, Italia
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GERARDO IANNACCONE
GERARDO IANNACCONE2 anni fa
Una piccola pieve rurale intitolata alla Madonna del Rosario conserva a Corvatello di Terzone l'affresco della Divina Pastora, testimone di una singolare devozione mariana diffusa dopo il 1703, quando un frate cappuccino, Isidoro da Siviglia, ebbe la visione della Vergine Maria che radunava intorno a sé un gregge, coadiuvata da San Michele Arcangelo a scampare dai lupi le pecore smarrite.
Sono tante le concomitanze per le quali la devozione mariana sotto il titolo della Divina Pastora poté accendere i cuori della popolazione dell'altopiano narnatino: la tradizionale attività di allevamento del bestiame, la presenza attiva della famiglia dei Frati Minori Cappuccini fiorita fin dalla fondazione dell'Ordine con personalità di grande carisma, le tragiche vicissitudini che proprio in quell'anno 1703 segnato da devastanti terremoti avevano reso ancor più profondo il culto della Vergine e dei Santi, invocati a gran voce per scampare alla violenza della natura.
L'affresco di Corvatello, opera di un anonimo, modesto pittore umbro-sabino, è fedelissimo alla tradizione fiorita intorno alla visione del frate spagnolo: la Madonna indossa sul capo il cappello a larghe falde tipico dei pastori ed ha al fianco un nodoso bastone dall'apice ricurvo, tiene sulle ginocchia il Bambino Gesù, raduna accanto a sé le miti pecore che cessano di brucare l'erba della radura per accostarsi a lei fino a lasciarsi accarezzare. Nella mano sinistra, ha una rosa certo spiccata dal cespuglio di rose selvatiche che fa da quinta fiorita all'immagine. Una pecora, la più ingenua o la più più ribelle del gregge, è ancora lontana ed è insidiata da un lupo, contro il quale San Michele Arcangelo librandosi in volo nel cielo turchino scaglia una saetta: è facile comprendere il significato recondito della pittura, ammonimento per i devoti pastori dell'altopiano, anch'essi gregge dei fedeli, esortati a cercare con dedizione ed obbedienza la protezione della Vergine coadiutrice del Figlio nell'opera di redenzione dell'umanità sfuggendo alle insidie del Maligno. Una versione sicuramente più raffinata sotto il profilo artistico ed improntata ad un più spiccato simbolismo era conservata dalle religiose del monastero leonessano di San Giovanni Evangelista, attualmente in deposito presso la Pinacoteca Diocesana, replica di un affresco dipinto lungo il muro di cinta del complesso conventuale. Nella tela leonessana, la figura della Vergine Maria concentra su di sé i simbolismi della Divina Pastora e della Mulier amicta sole dell'Apocalisse, ha la veste bianca trapunta di perle, la falce di luna sotto il piede sinistro. Con un gesto raffinato porge una rosa alla pecora più vicina. Il Bambino Gesù, dalla vestina rossa impreziosita da una piccola stola d'ermellino, è partecipe dell'azione di attrarre a sé le pecore, che portano la croce rossa dipinta sul capo. San Michele Arcangelo non compare più ad affiancare la Divina Pastora, ma un volo di cherubini le circonda il capo coperto dall'ampio cappello di paglia, ad incorniciare meglio l'immagine devozionale, parte integrante del culto mariano fiorito nel territorio di Leonessa nel corso del XVIII secolo.
Professoressa Ileana Tozzi
Massimiliano porena
Massimiliano porena2 anni fa
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Daniele Viti2 anni fa
Michela Pica
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