La chiesa di San Tommaso sorge nell'abitato storico di Pilzone, con origini medievali: seppur più antica, la prima datazione certa è del XV secolo (come parte degli affreschi delle pareti della navata) ma la sua struttura è il risultato complesso di numerosi adattamenti stilistici dal XVII secolo in poi (basti osservare la facciata, la cornice dell'altare barocca, gli affreschi dal XIV, XV e XVI secolo delle pareti al XX secolo della volta e in generale delle decorazioni che prima del restauro coprivano gli affreschi parietali).
La parete sinistra (rispetto all'altare) rappresenta, in ordine (dall'altare all'ingresso), San Fermo del XVII secolo, la Madonna del latte e un santo del XIV-XV secolo. Sulla parete opposta, dall'altare all'ingresso, una scena frammentaria di martirio, San Giacomo e la Madonna col bambino del XVI secolo. L'affresco al centro della pala d'altare rappresenta la Pietà, del XVI secolo, un simbolo per la comunità di Pilzone: visitando il cimitero del paese si può comprendere quanto la Madonna di San Tommaso rappresenti un valore, un riferimento per gli abitanti del paese che la rappresentano, in versione pittorica, fotografica e scultorea, sulle lapidi dei propri cari.
Un luogo intimo e isolato, in uso per poche celebrazioni durante l'anno liturgico, in particolare per la domenica delle Palme (che prevede la benedizione degli ulivi sul sagrato e la processione fino alla chiesa di San Pietro) o il rosario durante il mese di maggio.
Infine un mio pensiero personale: soffermando la nostra attenzione sull'immagine di San Fermo notiamo che il santo regga uno stendardo raffigurante un bovino (protettore del bestiame) e la scritta "S. Firmu(s)" ovvero il nome latino del santo dove, in un piacevole gioco prospettico dello stendardo ripiegato su sé stesso, la "s" finale è assente. Mi piace pensare che l'uso di noi paesani, tramandato di generazione in generazione, di rivolgerci al monte che sovrasta il paese (dove si può trovare la chiesetta del santo e la gettonata panchina gigante n°73) con il nome San Firmo, al posto di San Fermo, possa in qualche modo esser stato influenzato nei secoli da questo affresco, perduto e ritrovato solo recentemente, in una tradizione rituale e affettiva.
Elia Saponaro2 anni fa
Una magnifica chiesetta del XVI secolo con un notevole affresco medievale raffigurante la Pietà e pregevolissimi stendardi sacri. Un luogo di grande spiritualità e grande pace.
Ci Esse2 anni fa
La chiesa di San Tommaso si trova nel centro storico di Pilzone, in un piccolo spiazzo. Fu la prima chiesa parrocchiale del paese, ma col tempo passò ad essere quella secondaria perchè più piccola della successiva San Pietro, ancora attuale parrocchia. Questa chiesetta non è molto grande, ma non le mancano affreschi antichi da poter ammirare tutt'oggi.
Mat V2 anni fa
Chiesa molto carina dove è possibile ammirare degli affreschi da restaurare. Da visitare
La parete sinistra (rispetto all'altare) rappresenta, in ordine (dall'altare all'ingresso), San Fermo del XVII secolo, la Madonna del latte e un santo del XIV-XV secolo.
Sulla parete opposta, dall'altare all'ingresso, una scena frammentaria di martirio, San Giacomo e la Madonna col bambino del XVI secolo.
L'affresco al centro della pala d'altare rappresenta la Pietà, del XVI secolo, un simbolo per la comunità di Pilzone: visitando il cimitero del paese si può comprendere quanto la Madonna di San Tommaso rappresenti un valore, un riferimento per gli abitanti del paese che la rappresentano, in versione pittorica, fotografica e scultorea, sulle lapidi dei propri cari.
Un luogo intimo e isolato, in uso per poche celebrazioni durante l'anno liturgico, in particolare per la domenica delle Palme (che prevede la benedizione degli ulivi sul sagrato e la processione fino alla chiesa di San Pietro) o il rosario durante il mese di maggio.
Infine un mio pensiero personale: soffermando la nostra attenzione sull'immagine di San Fermo notiamo che il santo regga uno stendardo raffigurante un bovino (protettore del bestiame) e la scritta "S. Firmu(s)" ovvero il nome latino del santo dove, in un piacevole gioco prospettico dello stendardo ripiegato su sé stesso, la "s" finale è assente.
Mi piace pensare che l'uso di noi paesani, tramandato di generazione in generazione, di rivolgerci al monte che sovrasta il paese (dove si può trovare la chiesetta del santo e la gettonata panchina gigante n°73) con il nome San Firmo, al posto di San Fermo, possa in qualche modo esser stato influenzato nei secoli da questo affresco, perduto e ritrovato solo recentemente, in una tradizione rituale e affettiva.
Un luogo di grande spiritualità e grande pace.
Da visitare