/Emilia-Romagna/Museo

Palazzo Stocchi Monti-Menoni

Strada Benedetto Cairoli, 11, 43121 Parma PR, Italia

Palazzo Stocchi Monti-Menoni
Museo
4
1 recensioni
1 Commenti
Istruzioni di orientamento
R82J+HJ Parma, Provincia di Parma, Italia
Segnalazione posizione
Reclama questa posizione
Share
Scrivi una recensione
Danilo Bolognesi
Danilo Bolognesi2 anni fa
STOCCHI MONTI MARIO
Parma 20 ottobre 1880-1950
Figlio di Giuseppe ed Elvira Ferrari. Si diplomò geometra presso l’Istituto Tecnico di Parma. Dopo una breve attività professionale nel campo dell’architettura e quella che lo vide impegnato come tecnico della Cassa di Risparmio di Parma (1926-1930), si ritirò a vita privata nella sua casa di campagna. Lo Stocchi Monti fissò il suo modello costruttivo guardando agli esempi proposti da Pietro Fenoglio, in particolare alla sua casa di Torino del 1902. Definito come uno dei più interessanti progettisti emiliani e di non eguale capacità inventiva negli spazi interni (Godoli), lo Stocchi Monti viene spesso citato come uno dei pochi sperimentatori parmigiani dell’Arte Nuova, soprattutto in considerazione delle prime opere realizzate tra il 1911 e il 1916.
Portata a vessillo dell’architettura liberty parmigiana, Villa Stocchi Monti, tra viale Rustici e viale Magenta, che la bibliografia data al 1911, fu progettata per la famiglia Stocchi Monti che, abituata a vivere nel centro cittadino, considerava la nuova palazzina in periferia e quindi poco adatta a essere abitata come casa di città. Tra gli elementi decorativi dipinti, come le margherite del fronte meridionale e quelli plastici, le finestre circolari e i motivi fitomorfi e zoomorfi, coesistono ancora stilemi di origine tardo eclettica, tipicamente umbertina, che ne contraddistinguono l’opera.
Di Villa Ghirardi Pomarelli (1916, su viale Barilla), attribuita fino a ora allo Stocchi Monti, esiste un altro progetto per lo stesso lotto, risalente allo stesso anno, a firma dell’architetto Olindo Tomasi. Quegli elementi tipici dell’ecclettismo di stampo umbertino, che secondo Vandelli sopravvive nella cultura e nel fare progettuale dello Stocchi Monti, si ritrovano in altre opere più tarde. Sono abbandonate le finestre circolari, le decorazioni sinuose e floreali del liberty, per lasciare spazio agli stilemi della tradizione tardo ottocentesca.
È il caso a esempio di Palazzo Stocchi Monti-Menoni, risalente al 1930-1931, in via Cairoli n. 11
L’intervento sul primo sembra essersi limitato al ripristino della facciata asimmetrica, dove i tre livelli sono tradizionalmente segnalati con ordini differenti: la fascia di base in intonaco di cemento, il bugnato del primo piano a intonaco di cemento bocciardato con finestre semplicemente riquadrate dalle bugne e sovrastate da decorazioni plastiche con festoni, il piano secondo a finestre timpanate e l’ultimo livello con analogo motivo decorativo a ghirlande del piano terra, ma semplificate. Elemento topico è il mascherone antropomorfo che si trova in chiave dell’arco a tutto sesto dell’ingresso. Analoga impostazione si ritrova nel secondo: bugnati sfalsati a correre e cornici riquadranti le finestre con mensole sostenute da elementi fitomorfi e timpani ricurvi. Non si ritrova qui la stessa ricchezza e il vasto vocabolario decorativo delle opere precedenti, forse in considerazione del fatto che si trattò di due interventi su edifici storici preesistenti e non di nuove progettazioni. All’interno, sulla corte, decentrata rispetto al corridoio d’ingresso, si affaccia il loggiato costituito dalle stesse esili colonne che si trovano nella loggetta di facciata sullo spigolo occidentale, che rappresenta l’elemento singolare e di movimento nella tradizionale partitura del fronte su strada.
Luoghi consigliati